Alla base NASA di Houston con l'astronauta Paolo Nespoli
Il 14 dicembre 2017 l'astronauta italiano dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) Paolo Nespoli, è rientrato da una missione che lo ha visto permanere a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per quasi 5 mesi. Era partito il 28 luglio 2017 con la navicella Sojuz MS 05 dal cosmodromo di Baijkonur in Kazakhstan ed è atterrato con la stessa navicella sul terreno della steppa della regione di Arkalyk, sempre in Kazakhstan.
Sulla ISS Paolo Nespoli si è occupato, anche con un coinvolgimento in prima persona, dello svolgimento della Missione VITA, missione finanziata dall'Agenzia Spaziale Italiana, che comprendeva 11 esperimenti scientifici, tutti made in Italy. Tra i progetti della Missione VITA, c'era un gruppo di 4 esperimenti di ambito biologico sul volo umano, chiamati nel loro insieme ASI-Biomission. Il progetto MyoGravity, coordinato da Stefania Fulle, professore ordinario di Fisiologia dell'Università d’Annunzio che da anni si occupa di rigenerazione muscolare, fa parte di questo gruppo selezionato da ASI. Il progetto interamente italiano e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ha lo scopo di studiare gli effetti della microgravità sulla biologia delle cellule del muscolo scheletrico, uno degli organi più colpiti a seguito di lunghe permanenze nello spazio.
Il progetto si basa sul presupposto che in microgravità, come avviene nello spazio e nella ISS, il muscolo scheletrico va incontro ad atrofia, con perdita di massa muscolare e alterazione nella composizione delle miofibre, rappresentando un problema per potenziali viaggi di lunga durata nello spazio, come una possibile missione umana su Marte. La ISS è un luogo ideale per questo tipo di studi perché, gravitando in orbita terrestre bassa ad una distanza pressoché costante (400 km dalla terra) e ad un velocità di 27.000 km/h, è in equilibrio tra la forza di gravità che la attrae verso la Terra e la forza centrifuga che la spinge verso lo spazio, determinando al suo interno microgravità.
In particolare, questo studio ha previsto l’isolamento di cellule staminali adulte (cellule satelliti) da biopsie di muscolo scheletrico di soggetti volontari e dello stesso astronauta Paolo Nespoli (prima e dopo la missione). All'astronauta era stata effettuata una biopsia a fine maggio a Colonia presso la sede dell' European Astronaut Centre (EAC) prima della sua partenza per la ISS. Per la seconda biopsia al rientro dalla sua missione spaziale, la Prof Stefania Fulle e il Dr Vittore Verratti, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Psicologiche, della Salute e del Territorio dell'UdA, si sono recati per alcuni giorni alla base NASA di Houston. Il Dr Verratti, che vanta esperienza pluriennale in agobiopsie muscolari e che ha effettuato anche tutte le biopsie ai soggetti volontari arruolati nel progetto, il 15 dicembre, il giorno stesso dell'arrivo di Nespoli a Houston dal Kazakhstan, ha effettuato insieme al Prof. Rittweger, Principal Investigator di un altro progetto finanziato da ESA, la biopsia sull'astronauta. I campioni sono stati poi preparati per la spedizione presso il nostro Ateneo.
Le informazioni che si otterranno da questo progetto non saranno utili solo ai viaggi spaziali, ma anche per comprendere meglio certe patologie che hanno alla base i meccanismi dell’atrofia muscolare.